Lo yoga ti mette alla prova, costantemente e continuamente. Alla base di tutto questo lavoro c'è la sincerità, la sincerità verso noi stessi. La prova del 9.
Lo impari all'inizio durante le ore di lezione quando ti metti a barare sul conteggio delle 54 "Rane" da fare durante il Kriya, se fingi di aver raggiunto il numero previsto per l'esercizio molto prima di arrivare a 54 "perché fa male, perché non ci riesco ...", è te stesso che stai fregando non l'insegnante.
Lo stesso avviene quando comprendi che lo yoga non si limita solo a quell'ora e mezza a settimana che puoi dedicargli in un ambiente adatto e protetto, ma quando lo porti nella tua vita quotidiana.
Il lavoro su noi stessi richiede impegno, costanza, energia, volontà, richiede pazienza, tolleranza, grande amore verso noi stessi, ma alla base di tutto anche qui c'è la sincerità. Come nel lavoro fisico anche lo yoga applicato all'esperienza quotidiana conduce ad essere costantemente a confronto con i propri limiti, i propri dolori e le proprie debolezze, e il confronto sincero con noi stessi non è sempre da tutti ben gradito.
Per alcuni può essere talmente avvilente e frustrante da arrivare a pensare di non potercela fare, per altri così toccati dal dolore in passato può subentrare il rifiuto, altri ancora sono così abituati a recitare la parte del "io sono bravo e buono è sempre colpa degli altri" che sarà dura per loro scendere dal proprio piedistallo. La casistica dell'autoinganno è infinita e l'unica medicina che funziona si chiama "auto-osservazione sincera e distaccata". Nulla è fisso e immobile, tutto fluisce e può trasformarsi. Possiamo cambiare il nostro schema di gioco in qualsiasi momento, possiamo farlo attraverso la nostra volontà con i nostri tempi e i nostri modi o possiamo anche attendere inerti che il martello della sofferenza ci scolpisca per aiutarci a "comprendere", comunque vada prima o poi la lezione verrà appresa e la strada si ricongiungerà a quella principale.
Ciò che importa è:
possiamo scegliere;
nessuno è esente dal possedere parti buie, tutti le abbiamo: osserviamole, perdoniamole e amiamole come fossero piccoli bambini capricciosi su cui fare un lavoro di recupero, non volerle osservare o rifiutarle finirà solo con l'ingigantirle e ci porterà solo a rivivere esperienze che ci vorranno mettere a confronto con esse, lo stesso avverrà se gli concederemo troppa attenzione combattendole;
ognuno trova il proprio equilibrio in questo lavoro, non esistono formule prescritte, predisporci all'ascolto di noi stessi, del nostro corpo, dei nostri pensieri può aiutarci a trovare questo equilibrio per lavorare in maniera più serena senza strappi esagerati o senza cadere nello sconforto se non vediamo giungere subito un risultato;
un nostro limite o un nostro difetto solitamente possono nascondere un nostro grande dono, perseverare nel lavoro su noi stessi ripaga perché ci aiuta a migliorare la nostra vita.
La sincerità verso noi stessi è tutto sulla strada che porta verso la comprensione di noi stessi, perché non è mai agli altri che mentiamo veramente e non è mai agli altri che nascondiamo i nostri segreti.
M.K.V.
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